Conversazione con Michele Lorenzetti

Michele Lorenzetti, parte del comitato scientifico di Cambium formazione, è enologo, biologo, consulente e formatore. Oltre a questo nel 2006 ha avviato la sua azienda a “Gattaia”, un ettaro di vigneto nel comune di Vicchio del Mugello, nell’Appennino Toscano.

Michele, qual è la tua idea di vino e di agricoltura biodinamica?

Il vino per me è un alimento, la biodinamica è la qualità. La biodinamica permette di arrivare a una qualità intrinseca dell’alimento di grande valore e lo fa attraverso la massima espressione della pianta e nella definizione qualitativa del suo frutto. La biodinamica muove la vitalità della terra e in questo modo la vitalità delle piante che ci vivono sopra. Il legame tra vitalità della terra e l’espressione e la sanità della pianta e indivisibile, nel mondo vegetale questa collaborazione è massima. Anche la pianta attraverso il suo processo di fotosintesi nutre la terra e porta il carbonio nel suolo. I due preparati che la biodinamica usa il 500 e il 501 sono infatti legati a queste due polarità: organizzazione vitale del suolo e potenziamento del lavoro della luce in una meravigliosa e continua circolarità. L’uva che raccogliamo avrà tutto quello che necessità e noi nel fare vino ci affidiamo per continuità e logica allo straordinario e sorprendente mondo delle fermentazioni spontanee, in questo modo ci regaliamo emozioni, condivisione e la migliore convivialità quando beviamo un bicchiere di vino insieme ai nostri amici

Parlaci della tua triplice veste da vigneron, consulente e formatore.

Come complicarsi la vita :-)) … anche qui la biodinamica ha fatto il suo lavoro e lo ha fatto su di me. Un mondo straordinario che ho amato fin dall’inizio. Passare attraverso il significato così profondo e scientifico della biodinamica ha prodotto in me esigenze: mettermi in gioco per portare più persone possibili a coltivare con questo metodo e da qui il faticoso percorso della consulenza cha ha necessitato di anni prima di essere solido e responsabile , la voglia di vivere in proprio questo metodo e quindi la nascita del mio vigneto sull’Appeninno, la passione del comunicare attraverso i corsi di formazione le meraviglie che la biodinamica in modo così unico riesce a produrre dal campo fino al cambiamento interiore delle persone

Cosa vedi nel futuro del vino italiano? Quali ti sembrano le prospettive?

Tanta strada da fare e tanta che è stata già fatta. Siamo solo all’inizio di un evento di conversione e di cambiamento di mentalità che non potrà che crescere in modo esponenziale nel tempo. Gli interessi dell’agroindustria sono forti è vero, ma questo movimento non conosce ostacoli ed è destinato a rinforzarsi giorno per giorno. La potenzialità del vino italiano è enorme ed è riflesso della complessità agricola del nostro paese. Mille differenti espressioni, mille differenti culture e un caleidoscopico mondo di aromi e profumi. Il limite ad oggi è imposto da chi silenzia queste espressioni, a partire dalla terra che ha bisogno di recuperare al più presto la sua vitalità per permettere di esprimere tutto il suo meraviglioso potenziale. La chimica deve essere abbondonata al più presto, la natura non riconosce la chimica e quindi ne viene danneggiata.